RESIA

RESIA

In un recondito angolo dell’arco delleAlpi Giulie, la natura ha volutoincastonare una valle come fosse unapietra preziosa. Delle sentinelle hannoavuto il compito di salvaguardarla,esse sono: verso sud – ovest i MontiMusi con la loro cima più alta di m.1959 e verso est il gruppo del monteCanin (m. 2587), caro agli Alpini, checon le sue lunghe propaggini degradasia verso sud che verso ovest.La valle è attraversata dal Resia, uncorso d’acqua che scaturisce ai piedidel Canin che dopo un corso di appenakm 20 si getta nel Fella affluente del Tagliamento che sboccandonell’Adriatico unisce i monti al mare. L’accesso alla valle è guardatodal piccolo centro di Resiutta, che ha circa 500 abitanti. Qui, in tempilontani, si sono fermate e hanno trovato rifugio sicuro, probabilmente4 gruppi familiari, distinti dalla popolazione locale perché usavano edusano ancora una lingua arcaica del ceppo slavo. Giunti forse alseguito di ordebarbariche, in tempi di cui mancano le “fonti” ma è piùprobabile intorno al 1098, per motivi religiosi dopo lo Scismad’Occidente per non aderire alla Chiesa Ortodossa di Costantinopoli erimanere fedeli alla “Cattedra Romana”, rifiutando da subito ilCattolicesimo Nazionale, proprio di molti popoli slavi. Questapotrebbe essere l’origine remota dei Resiani.Volutamente relegati tra i monti, questa gente laboriosa si è fattanotare per le molteplici attività svolte nella propria valle ma anchelontano, rimanendo sempre saldamente radicati alle origini. I Resianihanno goduto di un sicuro protettore in cambio dell’obbligo dicorrispondere dei diritti feudali ed ecclesiastici all’abbaziabenedettina di Moggio (Udinese) dedicata a San Gallo cuisuccessivamente è stato affiancato il compatrono San CarloBorromeo. Sita nel Patriarcato di Aquileia è stata fondata da alcunimonaci svizzeri provenienti da San Gallo, sorta sul greto del fiumeFella forse in seguito ad una donazione (1084 -1086), è statacostruita sui ruderi di un castello di cui rimane una torrazza.Consacrata il 28 agosto 1118 da Andrea vescovo di Cittanova d’Istria,ha raggiunto il massimo splendore negli anni in cui è stata retta daSan Carlo Borromeo che per altro non ha mai visitato l’abbazia.L’imponente centro monastico è via, via decaduto fino al definitivoabbandono dei benedettini del 1777.Resia ha seguito le vicende politiche del vicino Friuli, perciò in tempirecenti è passata prima all’Austria, poi all’Italia, sempre cercando dipassare inosservata.Bisogna arrivare al secolo scorso perché la valle risvegli gli appetitiespansionistici dei vicini per cui un “piccolo” popolo, da allora corre ilpericolo di finire nelle fauci del prepotente. Oggi la vicina Repubblicaindipendente di Slovenia pretende di annoverare i Resiani tra gliSloveni, da qui il diritto all’autodifesa e ad essere difesi dal GovernoItaliano.I popoli non sono fatti di morbido stucco perciò non possono essereadattati ad altri invece, nella Venezia Giulia si è assistito più volte altentativo di applicare la formula: frammentazione della verità, falsitàstorica, cancellazione. La presunzione di attuare dei progettidisgreganti disegnati lontano, il susseguirsi di disattenzioni pilotate,riassumibili in interessi pecuniari nel nord – est hanno creato pertroppi decenni molti disagi. La difesa dei Resiani ricorre giustamentealle prove oggettive: “La testimonianza di un popolo Slavo arcaico (E.P. Hamp) di ceppo diverso dai vicini Sloveni, vive in una valle dellePrealpi Giulie.I prof.i Corrai e Capitanio (1987)e più recentemente negli USA , CBM,Sience Parck, l’Università di Udine e nel Capoluogo Giuliano, ungruppo di ricercatori del Centro di Biochimica Molecolaredell’Ospedale Burlo Garofolo, effettuate le analisi del caso hannoespresso il seguente parere: “Trattasi di una popolazione moltoomogenea, probabilmente fondata da un piccolo gruppo di fondatori.E’ di particolare interesseil fatto che “la deriva genetica”,conseguente al lungo isolamento, ha reso i Resiani diversi dallepopolazioni iniziali: “I Resiani sono solo Resiani, questo è uno deimotivi per cui vogliamo essere riconosciuti come comunità storica diantico insediamento ed il resiano come lingua slava arcaica, perciòchiediamo di non essere compresi nella legge n. 38/2001 (che tutelala minoranza Slovena).” Alla ricerca ha risposto il solito “captor”nella persona del ministro degli Esteri sloveno Samuel Zbogar che hapresentato un reclamo ufficiale a Ginevra presso il Consiglio delle NU,appunto per segnalare la mancanza di tutela degli “Sloveni della ValResia”. Si aggiunge a ciò quanto ha effettuato il Presidente uscentedella Repubblica di Slovenia Danilo Turk che, in visita a Caporetto, haaccusato l’Italia di non applicare la legge sulla tutela della minoranzaslovena della Val Resia. Infine il Premier sloveno Barut Pahor, hareclamato il diritto alla tutela della minoranza slovena nelle Valli delNatisone, del Torre e di Resia. Di Di rimando all’esposto I Resianireclamano: “che abbia termine alla quasi secolare mercificazione deiResiani, Torriani, Natisoniani che vengono umiliati imponendo loroindirettamente l’ “identità nazionale slovena e la patria slovena”,nella quale non si riconoscono per diritto di non appartenenza.Chiedono infine: “una legge che tuteli assieme al doveroso rispettodella nazionalità italiana cui appartengono e della nostra millenariastoria e cultura.”Le caratteristiche di questo piccolo popolo sono:La Comunità Resiana è tutta compresa nel Comune di Resia (unità diterritorio); lalingua slava arcaica è distinta da qualsiasi altro idioma slavo ed èstato mantenuto e trasmesso per sola tradizione orale; l’UNESCO hacompreso il Resiano nella Mappa mondiale delle lingue in Pericolo; hauna tradizione musicale peculiare, le sonate “resiane” vengonocomposte su tempi dispari ed eseguite con strumenti ad arcomodificati, i passi delledanze sono strettamente codificati con lapunteggiatura uno o tre.Non è fuori luogo considerare le conclusioni raggiunte da RaffaelloBattaglia. Ne è un esempio un suo studio pubblicato postumo nel1959 ed intitolato “L’Europa Danubiano balcanica” dal quale si evinceche gli Slavi insediatisi in quella penisola, ancora oggi hanno l’ansia di ampliare il loro territorio, di costruirsi un passato e la storiamutuando a piacere li elementi necessari da altri popoli.Scrive il Battaglia: “Nelle loro attuali divisioni politiche e quelle“nazionali”, Sloveni, Croati e Serbi costituiscono aggregati storici

voce giuliana

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