GUIDO MIGLIA – RIVIVERE L’ISTRIA di Carmen Palazzolo

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GUIDO MIGLIA – RIVIVERE L’ISTRIA

Guido Miglia – Rivivere l’Istria, di Silva Bon, è il volume presentato nella sede della nostra Associazione giovedì, 11 ottobre 2018. A presentarlo è stata invitata Isabella Flego.

Pertanto, sono stati tre, a mio avviso, i personaggi presenti da noi l’11 ottobre, perché non solo Guido Miglia, ma anche l’autrice del libro, Silva Bon, e la sua presentatrice, Isabella Flego, sono dei grandi personaggi del nostro tempo, che presentiamo nei due riquadri a lato. Dopo i saluti ai convenuti, il presidente dell’Associazione David Di Paoli Paulovich presenta infatti innanzitutto al pubblico presente le due relatrici, a partire da Silva Bon.

Dà poi la parola a Livio Dorigo, presidente del Circolo di Cultura Istro-Veneto “Istria”, del quale Guido Miglia fu uno dei primi soci, per cui ben volentieri il suo sodalizio sostenne la pubblicazione di un volume sulla sua figura e i suoi scritti. Val la pena ricordare qui che uno dei soci fondatori di questo Circolo, nel lontano 20 gennaio 1982, fu Pietro Parentin, già presidente e direttore del periodico dell’Associazione delle Comunità Istriane, e che nell’atto costitutivo di questo Circolo, del quale possiedo una copia, è espresso il proposito di dare un contributo critico al recupero della cultura istro-veneta collegandosi con istituzioni culturali ed entità che operano in Italia e in Jugoslavia, proposito che il Circolo ha perseguito con coerenza e costanza in tutti i 36 anni della sua attività.

Passando alla presentazione del volume, la prof.ssa Flego lo presenta dialogando con l’autrice e leggendo brani, a suo avviso significativi, dello stesso Miglia, che la prof.ssa Bon riporta nel volume. Questo si articola in dieci capitoli, con la Premessa di Livio Dorigo, la Prefazione di Ezio Giuricin ed una Conclusione dell’autrice. Ogni capitolo tratta le vicende pubbliche e personali di Miglia, che si intrecciano con la sua vita in rapporto con la sua opera. Esse si snodano dagli anni quaranta al 2009 del XX secolo, l’anno in cui Miglia muore.

Nell’esporre il pensiero espresso da Miglia, con coerenza, lungo tutta la sua vita, l’autrice – continua la prof.ssa Flego – sembra spinta anche da quella forma di riconciliazione con la terra d’origine e chi ci vive, che tanti istriani italiani auspicano e che Miglia mise in atto sia ritornando prima possibile e di continuo nella sua Pola e in altre cittadine istriane sia coi suoi scritti. Tutto ciò è confermato dalla risposta della prof. Bon alla domanda: Che cosa ti ha spinta o invogliata alla scrittura di questo Libro?

Ciò che mi ha spinto a scrivere il libro – risponde la prof.ssa Bon – è stato il fatto di essere venuta a conoscenza dell’esistenza del Fondo archivistico Guido Miglia, costituito dal carteggio che la vedova dello scrittore, Ariella Parlatti, ha consegnato nel 2012 all’Istituto Regionale del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia e Roberto Spazzali ha riordinato e inventariato segnalandomene poi l’esistenza e invitandomi così implicitamente a studiarlo. Cosa che ho intrapreso in un periodo difficile della mia vita, perché era appena deceduta mia madre, „istriana di Capodistria“ come amava presentarsi sempre perché, benché esulata e residente a Trieste per tanti anni, lei rimase sempre di Capodistria. La lettura e organizzazione del Fondo Miglia e la stesura del libro su questo grande personaggio istriano mi hanno aiutato ad elaborare il lutto per questa perdita. Ma è stata per me anche una speciale forma di riconciliazione con la terra d’origine attraverso allo studio della ricca produzione letteraria di questo grande scrittore istriano, che fu infaticabile mediatore di questa riconciliazione.

Ma Guido Miglia, come ben precisa l’autrice, non rimane nel passato, nell’astratto, lontano dai fenomeni della realtà e della storia. Direi che lui – sostiene Isabella Flego – non ha bisogno di riconciliazione perché egli torna presto nella sua Pola. Sa che gli è impossibile vivere senza l’odore del paese, anche se le voci sono diverse. E per mitigare la sofferenza non teme di trattare con gente semplice come i pescatori anche argomenti assolutamente quotidiani.

Sono suoi preziosi interlocutori Biagio Marin, Pier Paolo Quarantotti Gambini, Diego de Castro, Fulvio Tomizza, Bernardi, Antonio de Berti, Silvio Delbello, Ive Mihovilovic, Livio Zeno, Joze Pirjevec, Giorgio Depangher, Alessandro Damiani, Claudio Magris e altri ancora. Ed è grazie al carteggio intrecciato con questi personaggi, per lui amici sinceri, che la storica Bon, con la sua professionalità e passione e un tono squisitamente equilibrato lungo tutto il libro, coglie il dialogo, il discorso sostanziale di stima e di affetto, anche attraverso percorsi dolorosi, per tracciare la questione dell’Istria prima e dopo l’esodo degli istriani. Vittime di una ingiusta causa, per mancanza di libertà, essi hanno portato il proprio letto oltre confine, in altre terre, e la terra natale nello zaino, tenendo sempre attiva la calamita delle radici, avendo coscienza del mondo in continua trasformazione, per esprimere la propria identità con orgoglio.

E ai “Rimasti” cosa rimane?

Case vuote, calli e piazze tetre come lapidi, orfane.

All’uscita di ogni sua opera, assieme a consensi, non mancano le polemiche e accese critiche, che lo addolorano profondamente e alle quali cerca rifugio e conforto nella corrispondenza, in particolare, con gli amici Marin e Tomizza, del suo medesimo sentire. Sono essi, assieme agli altri interlocutori citati sopra: intellettuali di spicco, politici, personaggi della letteratura, ad aiutarlo a superare le critiche e i giudizi ingenerosi, a sottolineare la sua grandezza e umanità, la lungimiranza e la capacità di superare, tra le costrizioni del reale, la nevrosi dell’esule per uscire dal dramma dell’esodo, pur trattandolo come tale. Aveva ben presente che il dovere della memoria può essere distruttivo: il dovere deve essere quello del riconoscimento e dell’accettazione della realtà.

E dopo i cambiamenti nella ex Jugoslavia, quando il dibattito si fa acceso, Guido Miglia spera. Spera per tutti! E si attiva molto intervenendo su varie testate. Ma il rinnovamento deve partire sempre e prima di tutto da noi stessi, e Miglia ne è consapevole come sa che è proprio questo l’ostacolo più grande da superare.

Oltre a una grande quantità di saggi, di articoli su Il Piccolo, La Voce del Popolo e altri quotidiani e su testate dell’esodo, come La nuova Voce Giuliana, Miglia pubblica diversi libri, fra i quali ricordiamo Dentro l’istra. Diario 1945/1947, in cui racconta gli anni di lotte, di speranze, di illusioni, di cadute che precedono il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947; Bossetti istriani, edito dall’Associazione delle Comunità Istriane, che è la raccolta degli elzeviri che Miglia invia settimanalmente a Il Piccolo, che li pubblica con molta evidenza in terza pagina. In essi lo scrittore descrive a tinte colorate dall’emozione la sua Istria: la terra, il mare, il sole sfolgorante, la gente umile che lavora nei campi, le donne nelle loro cucine,…; Le nostre radici, l’Istria una quercia, edito dal Circolo di Cultura Istro-veneto “Istria”, che è il suo ultimo volume, in cui sono raccolte le sue riflessioni del periodo 1991/1994, possiamo dire quelle conclusive e finali perché poi egli si ritira a vita privata. Muore il 14 febbraio 2009.

Le sue pagine, anche se non tutti sono d’accordo con lui, arricchiscono la nostra storia e possono costituire spunto di riflessione e approfondimento.

Ma Guido Miglia, oltre che attento scrittore e osservatore delle questioni umane, è anche un grande educatore, un professore e un preside che ha educato generazioni di giovani, che lo ricordano con affetto e gratitudine come un maestro di vita e non solo come valido insegnante di lettere, com’è testimoniato da una lettera che gli scrisse un ex studente dell’Istituto Tecnico Alessandro Volta di Trieste e lo ricorda come un uomo che sotto un’apparenza dura aveva grandi doti e capacità di insegnare le sue materie, e inoltre era maestro di vivere civile nella società e di determinazione a perseguire, nella vita, una dirittura morale senza compromessi.

–fine della prima parte–

Istriane

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