Piemonte d'Istria

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Antico borgo fortificato della media valle del Quieto posto su un cocuzzolo circondato da alture che quasi lo celano
(Da: “Itinerari istriani - I vol.” di Pietro Parentin)

Bisogna arrivare in prossimità del borgo per scorgerlo e ciò sia che si provenga da nord, dal Carso di Sterna, sia da sud risalendo la strada che parte dalla valle. Il borgo, pur trovandosi su un’altura, rimane nascosto, protetto dagli alti colli circostanti; da qui il toponimo Piemonte. Provenendo da Sterna o da Grisignana la strada percorre il territorio carsico di Piemonte caratterizzato da terre rosse e da pianori e doline.

Subito dopo l’incrocio tra queste due strade s’incomincia a scendere in terreno marno-arenaceo ricco di vegetazione e poco innanzi, ad una curva si trova il piccolo cimitero con la chiesetta di Sant’Andrea. Poco più avanti, all’improvviso, compare il borgo annunciato dalla sua torre merlata. Il paese, tutto raccolto attorno all’antica pieve ed al castello, dà l’impressione, vista la sua forma circolare che ben si adatta alla struttura dell’altura, di un nido. Finita la discesa, tra il verde del bosco, si arriva nei pressi della nuova chiesa parrocchiale, dedicata alla Natività di Maria e consacrata nel 1794.

Lasciamo la macchina nella piazzetta antistante la chiesa e prima di accingerci a conoscere il luogo, piccolo, ma prezioso come uno scrigno, fermiamoci a cogliere l’insieme del paesaggio che ci circonda. Ad est, alle spalle della grande chiesa, si erge l’alto Monte di Santa Croce, a nord la collina sale dolce, a gradoni coltivati, fino alle vicine case di Monticello, che sovrastano il paese e lo celano a chi guarda da lontano, ad ovest ed a sud il terreno degrada verso un torrente e verso la valle del Quieto che rimane nascosta. Da questa parte si nota ancora il vecchio tracciato della Parenzana che, con la sua stazione, serviva il paese altrimenti fuori mano e il lavatoio che si trova presso l’antica fonte. Una strada selciata, in salita (su per Piemonte), ci introduce nel borgo che sul lato di nord ovest non presenta più le mura e la porta d’accesso come nei tempi passati. Le case, in pietra a vista o intonacate, quasi tutte con l’iscrizione dell’anno di costruzione, richiamano la nostra attenzione per la loro struttura e non per il colore uniforme, quasi a volersi mimetizzare. Mi vengono segnalate le case degli amici con i quali mi riprometto di ritornare per gustare appieno la vita di un tempo che qui, più che in altri luoghi, s’è fermata; passo accanto a ciò che rimane del castello, ammiro l’antica pieve del 1684, pure dedicata alla Vergine Maria, che noto essere orientata ed avere gli ingressi, preceduti da scale, non in facciata ma sulle due fiancate.

Piemonte D Istria 8
Piemonte Stanzia Sillich

Più oltre si esce dalla porta posta a sud, ancora ben conservata. Osservo attentamente la struttura delle piccole case abbandonate, prive di porte, delle finestre e spesso anche del tetto, e noto ciò che rimane delle strutture interne realizzate in modo da occupare minimi spazi.

Entro la cerchia delle mura che proteggevano il borgo ogni spazio era prezioso, solo il castello e la chiesa infatti godono di un certo respiro, ma, ad un’osservazione attenta, scorgo che anche gli spazi vuoti a sud della chiesa un tempo dovevano essere occupati da costruzioni di cui rimangono i segni delle fondamenta. Esco dalla porta a sud, dove ho modo di osservare alcuni particolari tra cui gli anelli ai quali venivano legati quanti erano esposti “alla berlina” per le loro malefatte. Dato uno sguardo alla chiesetta di San Rocco, che si trova fuori porta, facciamo ritorno alla piazzetta lungo la strada esterna, ultimo tratto di quella sterrata che sale dal fondovalle.

Sono arrivato a Piemonte per caso, rispondendo ad un invito improvviso di amici interessati come me a conoscere i nostri luoghi. Di primo acchito colgo, grazie alle strutture rimaste ed alla posizione del borgo, il trascorrere di eventi lontani, una vita di lotte quale quella dei tempi passati, ma anche quella serena di un villaggio agricolo posto in una zona amena, fertile ed impreziosita dalla presenza d’acqua.(…).

È importante, lo ammetto, conoscere il paese vivo che si ritrova e riforma in occasione delle feste patronali in terra d’esilio per cogliere l’anima di quelle località oggi semi abbandonate, ridotte quasi a ripetere la sorte di Docastelli rimasto da secoli inanimato. L’ho esperimentato in tante occasioni. Allora sembra d’andare in un paese che quasi si ridesta dal sonno, in cui collochi persone con i loro ricordi, momenti di vita raccolti in luoghi lontani ove la gente, che qui ha le radici, vive una nuova esperienza.

Non mi è difficile ora immaginare l’antico castelliere posto in zona riparata e circondato da altri castellieri, posti a vedetta sui colli più alti e dei quali mi riprometto d’andare un giorno alla ricerca, come posso immaginare il vicus romano che ne ha occupato successivamente il posto. Poi vennero i secoli dell’abbandono, delle scorrerie, ma qui forse la vita può aver trovato una nicchia, un riparo tanto che nel periodo feudale troviamo qui un castello notevole, un centro di vita in cui si susseguono diverse dinastie di signori a volte legati a Signorie più importanti, a volte più autonome. La vita feudale qui continua anche quando tutto attorno, caduto il potere dei patriarchi, domina la Serenissima. Piemonte allora è la capitale di una piccola entità autonoma che comprende Castagna e Visinada con altre piccole località al di là del fiume che è di vitale importanza per Venezia e la sua economia.

Così nel 1535, venuta meno questa autonomia, acquistata dai Contarini, Piemonte incomincia a vivere la vita di tutti gli altri centri veneti dell’Istria. La sua popolazione italica, sopravvissuta a mille difficoltà, si innesta nella tradizione veneta che dalla costa si espande all’interno ove, qui come altrove, chiamata dopo le pestilenze, si diffonde nelle campagne la presenza degli slavi portati da Venezia prima e dall’Austria poi. Piemonte, diviso nelle tre entità di borgo, carso e collina (berda), rimane un centro di italianità fiero delle sue tradizioni e distinto da altre località vicine nella cui giurisdizione amministrativa viene collocato. (…)

Questa volta ho modo di visitare il duomo con calma assistito da chi ben lo conosce. A differenza dell’esterno, l’interno si presenta molto ornato com’è proprio del barocco, lo stile che lo caratterizza.

La chiesa è piuttosto ampia, segno che la parrocchia, al tempo della costruzione, aveva un congruo numero di anime. La costruzione in arenaria è del 1792 e la chiesa fu consacrata nel 1794. Siamo dunque negli ultimi anni della Serenissima. Notevoli restauri li ebbe poi nel 1892 al tempo del vescovo Glavina. La struttura imponente si deve all’architetto Dongetti di Pirano e ripete qui quella di altre chiese costruite dallo stesso Dongetti in Istria (Pinguente, Umago) ed è arricchita da dipinti di Gildo de Troy eseguite nel 1923. Anche di questo pittore troviamo vari dipinti nelle chiese dell’Istria tra cui ricordiamo quelle dell’abside del duomo di Cittanova che in passato fu chiesa madre trovandosi Piemonte nella sua antica diocesi.

Tra i cinque altari di cui è ricco il duomo, ricordiamo quello della Madonna che è impreziosito da una pala di Gaspare Diziani di Belluno, donata alla chiesa nel 1792 da Pasquale Besenghi degli Ughi la cui famiglia dimorò per qualche tempo nel castello dei Contarini.

Visitato il duomo mi faccio accompagnare alla chiesa di Santa Maria di cui rimane in funzione solo la torre campanaria merlata. (…) La chiesa ricostruita su quella antica ne rispecchia la pianta e forse anche qualcosa di più. Piemonte è sicuramente parrocchia dal 1102, ma già da molti secoli doveva essere una stazione curata nell’ambito della chiesa emoniese considerata l’importanza dell’abitato.
La parte absidale è posta ad oriente, la facciata principale ad ovest, com’è usuale nelle chiese antiche, ma l’accesso alla chiesa non è posto in facciata, bensì sulle navate. Questo fatto è probabilmente dovuto alla natura del terreno. Si accede all’aula da scalinate poiché la chiesa è posta su un terrazzamento. La porta da cui accediamo è ad arco acuto e si apre presso la torre campanaria. (…) Il Visitatore Apostolico Valier nel 1580 aveva osservato la chiesa precedente, prima della ricostruzione, e l’aveva trovata in ordine, sebbene facesse notare che occorreva fare dei lavori al tetto, al pavimento e dipingere le pareti. La chiesa già allora era ben dotata di arredi, accresciuti successivamente grazie alla generosità dei principi locali. La parrocchia, specialmente se confrontata con il resto della situazione diocesana così come la si evince dalla relazione del Valier, era ben abitata essendo 460 le anime da comunione curate da due sacerdoti. Sempre da quella relazione si apprende che allora le chiese filiali erano: San Rocco, San Pietro, Santi Primo e Feliciano, Sant’Elena, Santa Croce, San Giorgio e Sant’Andrea. Nel 1872 la Parrocchia, ancora servita da due sacerdoti, contava 976 abitanti mentre oggi ne ha 144 di cui i cattolici sono 112 e quanto a sacerdote è servita dal parroco di Portole.(…) Di Piemonte restano, in loco, le testimonianze di monumenti insigni e di una struttura urbana di sapore medievale, in esilio un popolo unito, fiero delle sue tradizioni e della sua italianità. Un corpo staccato dall’anima, una realtà che, se non fosse stata distrutta dall’esodo, farebbe di questa località un gioiello dell’Istria.

Ritorno a casa con l’amico che mi ha accompagnato e con il quale progetto di venire ancora perché mi interesserebbe andare a Stanzia Silli ove c’è quanto rimane dell’antica chiesa di San Pelagio, non ricordata dal Valier tra le filiali perché appartenente alla parrocchia di Castagna, ma l’interesse è anche per il Monte San Primo da cui si gode la vista fino al mare ed il vicino Monte Santa Croce con i resti di Bercenigla e di un notevole castelliere. Progetti purtroppo che potrò realizzare non con lui, ma in suo ricordo. L’andare in Istria da Peregrinus è un po’ anche questo: andare alla scoperta di valori, dell’animo, dell’humus che trovo tra la gente che lì, come me, ha le sue radici. Non visita turistica o di ricerca soltanto, ma un afflato con luoghi che ho bisogno di vedere senza essere distolto da cose nuove od anche dal bisogno del semplice ristoro.

Galleria immagini:

“Peregrinus”

Tratto da “Itinerari istriani” di Pietro Parentin

Nei viaggi del “Peregrinus” - pubblicati a puntate su “La Nuova Voce Giuliana”

e raccolti nei due volumi di “Itinerari istriani” - sono inoltre descritte le località e i dintorni di:

Abbazia, Albona, Antignana, Barbana, Becca, Bersezio, Bogliuno, Borrato, Brest, Briani, Brioni, Buie, Caisole, Canfanaro, Capodistria, Caroiba, Carsette, Casali Sumbaresi, Castagna, Castel Racizze, Castellier di Visinada, Castelnuovo, Castelvenere, Castelverde, Ceppi di Portole, Cerreto, Chersicla, Cherso, Cicceria, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Colmo, comunità Ex alunni Padre Damiani, Corridicio, Costabona, Covedo, Daila, Dignano, Draguccio, Duecastelli, Fasana, Felicia, Fianona, Fiorini, Fontane, Foscolino, Gallesano, Gallignana, Gimino, Gradina, Grimalda, Grisignana, Isola d'Istria, Lanischie, Laurana, Levade, Lindaro, Lussingrande, Lussinpiccolo, Madonna del Carso, Marcenigla, Matterada, Medolino, Mlum, Mondellebotte, Momiano, Mompaderno, Moncalvo, Montona, Mormorano, Moschiena, Muggia, Neresine, Nesazio, Novacco di Montona, Novacco di Pisino, Occisla, Orsera, Ossero, Parenzo, Passo, Paugnano, Pedena, Petrovia, Piemonte, Pietrapelosa, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Pirano, Pisino, Pola, Portole, Portorose, Pregara, Promontore, Raccotole, Radini, Rovigno, Rozzo, Salise, Salvore, San Lorenzo d'Albona, San Lorenzo del Pasenatico, San Lorenzo di Daila, San Pietro dè Nembi, San Pietro di Madrasso, San Pietro in Selve, San Servolo, Sansego, Santa Domenica di Visinada, Sanvincenti, Sarezzo, Sbandati, Schitazza, Sicciole, Sissano, Socerga, Sovignacco, Stridone, Strugnano, Toppolo, Torre di Parenzo, Tribano, Truscolo, Umago, Valdarsa, Valle del Risano, Valle dell'Ospo, Valle d'Istria, Valmorasa, Verteneglio, Vetta, Villa Gardossi, Villa Padova, Villa Treviso, Villanova del Quieto, Villanova di Parenzo, Visignano, Visinada "Norma Cossetto", Zumasco.