Muggia

muggia

Estremo nord dell'Istria veneta

(Da: “Itinerari istriani 2” di Pietro Parentin)

Su dove inizi veramente l'Istria i pareri sono discordi, ma tutti concordano nel porre Muggia al suo interno. La cittadina si trova infatti nell'ambito della penisola dalla quale è estraneo il territorio triestino che, trovandosi a sud ovest della parte settentrionale della catena dei Vena, veniva, un tempo, considerato parte integrante dell'Istria che aveva inizio al Timavo. La differenziazione tra Trieste ed il resto del territorio istriano potrebbe risalire alla divisione tra territori veneti ed imperiali, ma ciò non trova conferma in altre parti come ad esempio a Pisino, mai veneta, ma indiscutibilmente istriana.

Faccio ritorno a Muggia, dove, dopo l'esodo, la mia famiglia aveva rimesso radici, scegliendo di andarci via mare. Parto dal molo Pescheria e mentre l'imbarcazione si allontana il mio sguardo dalle rive si porta su, a san Giusto, e più lontano ancora. È proprio bella la città vista dal mare!

Aggirata la punta della Lanterna si entra nel Vallone di Muggia: a destra le dighe e navi in rada, a sinistra il susseguirsi delle banchine del porto nuovo ove non ferve il lavoro di un tempo.

Punto lo sguardo verso Muggia, che da qui si vede adagiata allo sbocco di una breve valle mentre i colli le fanno corona. Sulla destra il colle di Muggia Vecchia, ove intravvedo l'antica chiesa dell'Assunta, che sovrasta il nuovo abitato di Zindis, sorto attorno al glorioso cantiere San Rocco ora diventato un modesto porto turistico.

Mi incuriosisce vedere questa nuova realtà mentre ripenso alla vecchia struttura ove un tempo ho avuto la mia prima esperienza lavorativa. Il cantiere allora non costruiva più navi, ma queste non mancavano in quanto operava nell'ambito dell'Arsenale di Trieste per riparazioni.

Dall'altro lato, oltre il monte Cucco dalla caratteristica forma conica, cerco il villaggio di Santa Barbara che mi ricorda un'avventura a lieto fine. Condotto dagli alunni, particolarmente interessati alla preistoria locale, eravamo andati ove, a loro detta, si potevano trovare dei cocci interessanti. Il loro posto segreto altro non era che il castelliere di Elleri, tagliato a metà, come ben presto mi avvidi, dal confine di stato. L'avventura avrebbe potuto finire con lo sconfinamento e tute le conseguenze del caso (eravamo nei primi anni Sessanta!).

Muggia chiesa dei Santi Giovanni e Paolo
Muggia castello

Osservo quindi le case che si inerpicano verso Muggia Vecchia e cerco quella che per molto tempo è stata la mia nuova casa, poi, dato uno sguardo al castello patriarchino, mi appresto a sbarcare notando con piacere che vi è movimento di passeggeri, segno che il servizio marittimo risulta gradito. Entro in città da Porta San Rocco ed eccomi nel piccolo mandracchio che un tempo era racchiuso entro le mura di cui, unico segno visibile, rimane la porta che dava sul mare. Merita percorrere la riva protetta dal transito delle automobili per Lazzaretto e guardar le case che si affacciano sul raccolto Mandracchio dal quale si ha anche una bella vista sul sovrastante castello. Delle quattro porte della Muggia antica, raccolta a forma di testuggine entro una cinta munita di numerose torri, sono rimaste quella attraverso cui sono entrato in città e la Portizza, posta ad ovest, sulla quale troneggia il leone cantato dal Carducci. Della Porta Maggiore non c'è segno anche se il suo sito può essere facilmente individuato verso la fine di via Puccini. Della quarta porta, posta a monte verso Muggia Vecchia, non sono invece mai riuscito a trovare la localizzazione.

Dal Mandracchio, passando a lato del Municipio lungo via Tiepolo, raggiungo la Piazza Marconi per proseguire, data un'occhiata alla piazza ed ammirata la bella facciata del duomo che mi richiama quella del duomo di Ossero, passando sotto il Volto, per Corso Puccini fino a quella che doveva essere la Porta Grande. Muggia non è di certo una città romana, ma questo tracciato nord – sud che incrocia quello proveniente dalla Portizza con andamento est – ovest, ricorda un po' il cardo ed il decumano delle città romane.

Ritornando indietro la mia osservazione si fa più attenta: sulla destra noto la piccola calle del Ghetto (nome che dice tutto), poi calle Pancera in cui mi inoltro per la prima volta. Un'Androna più che una calle, chiusa com'è, alla fine, da un tratto ancora esistente della cinta. Osservando la nuova pavimentazione mi inoltro in calle Bernardis iniziando uno zig zag tra le calli alla ricerca di case significative o di semplici particolari e noto che parecchi muri, forse anche in seguito agli scavi fatti su un terreno alluvionale, denotano un grave stato di conservazione. Arrivato in Cul de Nave, toponimo che ben esprime la conformazione dell'isolato, osservo, sulla destra, ancora un altro breve tratto della cita, quindi imbocco calle Parini che mi riporta in corso Puccini, ove tra questa calle e quella successiva si affaccia la chiesa del Crocifisso, ovvero l'antica chiesa della Madonna piccola (1374), che trovo aperta, ben restaurata e ben curata.

Riprendendo il cammino percorro calle Guglielmo Oberdan ove, sulla destra vi è una bella casa veneta oggi sede del Museo cittadino e sulla sinistra una casa gotico veneziana piuttosto in abbandono. In fondo alla calle, su una casa di calle Farra Bombizza, fa bella nota di se, anche se trascurata, una bifora occlusa. Attaverso calle Bombizza raggiungo la vicinissima via Dante, ovvero Contrada Grande che si apre all'esterno con la Portizza. Percorro questa strada, che potrebbe essere il decumano muggesano, fin oltre corso Puccini ove inizia la salita che mi porta nella parte della città posta alle falde della collina.

Via Dante termina a San Francesco, un vero angolo di pace.

La prima chiesa, con convento dei conventuali, era del 1389; rifabbricata nelle forme attuali già nel 1411 è stata restaurata nel 1958 e riportata allo splendore di un tempo. Il convento, antico centro di studi andato poi in rovina e soppresso al tempo dell'occupazione francese divenuto casa di comune abitazione è stata da ultimo demolito ed al suo posto è stata costruita la nuova canonica di Muggia. Siamo a ridosso della cinta muraria che, in questo tratto è ben visibile specialmente dal lato estero che dà sulla salita per Muggia Vecchia, strada dalla quale si può meglio ammirare la Torre ed il Bastione al quale mi porto dall'interno percorrendo calle Secundis e l'ultimo tratto di calle Verdi. Raggiunta la cinta con due brevi scalinate, percorrendo calle Lauri a ridosso delle mura, aggiungo il Castello. Da qui si ha una visione della città dall'alto, qui sotto poi si trova Contrada Candia che ci ricorda, con il toponimo, l'arrivo in città di popolazioni candiote i fuga dai Turchi.

Per calle Monticula e calle Montalbano, toponimi che ricordano gli inizi della nuova Muggia, sorta come Borgo Lauro, raggiungo calle Verdi dove posso ammirare la bella casa a gheffo. Ormai mi ritrovo in piazza Marconi e, passando davanti al Municipio, il cui edificio è recente ma occupa il posto di quello antico del 1265, non posso n on ricordare la mia prima esperienza di consigliere comunale! Intanto è ora di entrare in duomo per un momento di raccoglimento prima della sua chiusura pomeridiana. L'edificio di stile gotico rinascimentale di ispirazione veneta sorge sul luogo di una precedente chiesa del XII secolo dedicata a S.Maria del Fiore; questo consacrato nel 1263 dal vescovo di Trieste Arlongo dei Visgoni venne dedicato ai Santi Giovanni e Paolo patroni della città. Rimaneggiato nel XIV secolo, si presenta con la facciata del 1457 completata nella parte superiore nel 1857.

Oltre ad ammirare l'insieme della facciata in pietra a vista ed il bel rosone si noti nella lunetta, sopra l'ingresso, la Trinità adorata dai Santi Giovanni e Paolo. L'interno, a tre navate, si presenta molto bene dopo il restauro del 1964 quando venne alla luce un tratto degli affreschi del XV secolo. La parte più antica dell'edificio è l'abside.

La Muggia di oggi, pur conservando bene il suo centro storico, è una realtà in evoluzione ed in espansione rispetto a quella della prima metà del secolo scorso. Le case ormai si estendono lungo la valle del Fugnan fino quasi al confine di stato di Cerei e si inerpicano su per i colli sia verso Muggia Vecchia che verso Santa Barbara formando dei nuovi rioni. Un tempo, meno lontano di quanto si possa credere, le case erano ammassare entro le mura ed il terreno coltivabile era messo a frutto. Poi, da centro agricolo e peschereccio, nella seconda metà dell'Ottocento, Muggia si avviò a diventare un centro industriale con la costruzione del grande cantiere San Rocco e l'elemento operaio, che trovava occupazione anche al cantiere San Marco di Trieste ed all'Arsenale, prese il sopravvento su ogni altra occupazione. Le mura che ormai avevano perso la loro funzione, continuarono ad essere abbattute per dar luogo alla espansione della città che richiedeva spazi sempre più ampi. In tempi successivi lo stesso torrente Fugnan venne ricoperto ed al suo posto si ricavarono comode vie. La Muggia nuova può essere visitata percorrendo le strade che si diramano in modo parallelo tra loro a sud della via Roma che con piazza della Repubblica stacca il centro storico dal resto della città. È in questa parte della città che si svolge il corteo del noto carnevale di Muggia, è qui che troviamo le scuole e gli impianti sportivi. Per accedere ai rioni in collina, interessanti sotto il profilo panoramico, vi è la possibilità di usare il mezzo pubblico che parte dalla stazione, ma prima, per cogliere meglio la vecchia Muggia, merita fare il giro esterno della città murata.

Da piazza Galilei, che si apre sul fianco destro del Duomo, prendiamo calle Moro passando sotto il bel campanile, indi per calle Squero vecchio, usciamo all'esterno della cinta, che in questa zona quando c'è, è nascosta tra le case. Dove una volta c'era lo squero oggi si apre l'ampio piazzale di Caliterna attrezzato a posteggio su due piani. Giriamo a sinistra lungo via Manzoni e facciamo ritorno al Mandracchio. Siamo nuovamente entro la cerchia delle mura, entro la quale era compreso il piccolo porticciolo. In questa zona c'erano le Torri ed il Fortino, ma di ciò resta solo il ricordo! Possiamo fare due passi sulla “Riva Rota” che dà accesso al molo Colombo per vedere, da questa angolatura, Muggia dal mare. Le case che vediamo chiudere a nord il Mandracchio, come si può dedurre dalla posizione della Porta a mare, erano dentro la cerchia, ma già l'edificio dietro ad esse, oggi sede di una trattoria tipica, era fuori l mura, qui c'era il magazzino del sale; vera ricchezza della Muggia veneta erano infatti le sue saline.

Usciti dalla Porta di San Rocco, prendiamo, subito a sinistra, la scalinata che sale verso il Castello. La scalinata e la successiva salita portano il toponimo “Piai” che sta a indicare un po'o tutta la zona a nord ovest del centro storico. Salita Piai termina alla confluenza con Salita di Muggia Vecchia. Qui siamo in zona di espansione recente e poco più oltre si trovano gli insediamenti per i pescatori istriani di Borgo San Cristoforo, a destra fino al mare, e di Borgo San Pietro, a sinistra, poi la strada si inerpica verso la sommità del colle.

Noi, dalla confluenza di salita Piai con salita di Muggia Vecchia, scendiamo lungo questa strada che fiancheggia la cinta muraria sul lato di sud ovest, qui si trova il tratto meglio conservato, ove, dopo il Bastione che è stato un po' sacrificato per la strada, troviamo anche l'unica delle Torri rimasta a testimoniare l'aspetto di un tempo. Finita la discesa eccoci nel luogo ove c'era la Porta Grande, munita di ponte levatoio da cui si accedeva alla campagna. Da qui oggi inizia una delle due vie che si inoltrano nella valle del Fugnan. L'ampia via Roma e la successiva piazza della Repubblica, con gli ampi spazi ci ricordano il fossato ed il torrente che scorreva a cielo aperto sul lato di sud est della cinta. Parallela a via Roma, un po' a sud si trova via San Giovanni che prende il nome dalla chiesetta di San Giovanni Evangelista ove sorgeva l'antico cimitero di Muggia, è questa la quarta chiesa a Muggia città, le altre sono disperse nel territorio. Piazza della Repubblica termina al quadrivio da cui si prendono, a destra, la Stazione degli autobus, di fronte la via che sale al cimitero di Taglada, a Santa Barbara ed al nuovo insediamento di Fonderia, a sinistra, la strada per Trieste o Lazzaretto.

Dalla stazione prendiamo l'autobus per Muggia Vecchia. Passati per il Mandracchio, ed usciti per Porta San Rocco si percorre il Lungomare Venezia verso San Rocco ove la strada lascia la costa. Al posto del glorioso cantiere navale oggi sorge il moderno Marina di Porto San Rocco in cui del vecchio cantiere rimane solo il vecchio bacino per il carenaggio delle navi. Sulla sinistra della strada, un po' abbandonata, rimane la chiesa di San Rocco mentre il nuovo borgo di Zindis, sorto a monte è dotato di una bella chiesa, con la facciata a forma di prua di nave, dedicata a San Matteo protettore della nuova parrocchia. Subito dopo Zindis si sale a sinistra lasciando la litoranea per Lazzaretto, si va verso Chiampore e Muggia Vecchia.

Dall'ampio piazzale antistante la basilica santuario dedicata all'Assunta si gode un bel panorama su Trieste ed il suo golfo, ma la vista spazia, sopra Trieste, anche sul Carso e il Monte Re. La chiesa, una delle più antiche della diocesi di Trieste, merita una visita attenta. L'origine della chiesa risale ai secoli V-VI, con rifacimenti nell'VIII-IX secolo. I recenti restauri sono stati trovati affreschi di epoche diverse (dall'XI al XIV secolo), da notare pure i plutei che chiudono il presbiterio e l'ambone retto da sei colonnine. Il portico è del '400 mentre il campanile venne eretto tra il IX e il XII secolo. Chiesa Matrice di Muggia ebbe capitolo, poi passato al Duomo dedicato ai Santi Giovanni e Paolo che ne ha ereditato le funzioni, pur rimanendo la chiesa dell'Assunta sempre particolarmente cara ai muggesani che qui si portano in pellegrinaggio nelle feste mariane, in particolare per l'Assunta e la Natività di Maria.

È l'unico edificio lasciato intatto dai Genovesi allorché distrussero la città. Un tempo alquanto trascurata, la zona è in via di valorizzazione e scavi recenti hanno messo in luce resti di edifici e di opere pubbliche dell'antico abitato, che non essendo stato riedificato in loco dopo la distruzione, nasconde e conserva ciò che rimane dell'antico Castrum Muglae. Volendo cogliere Muggia dall'alto si può scendere a piedi verso la città trovando resti delle antiche mura e a mezza costa, deviando un po' a destra, la chiesetta di San Sebastiano.

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“Peregrinus”

Tratto da “Itinerari istriani” di Pietro Parentin

Nei viaggi del “Peregrinus” - pubblicati a puntate su “La Nuova Voce Giuliana”

e raccolti nei due volumi di “Itinerari istriani” - sono inoltre descritte le località e i dintorni di:

Abbazia, Albona, Antignana, Barbana, Becca, Bersezio, Bogliuno, Borrato, Brest, Briani, Brioni, Buie, Caisole, Canfanaro, Capodistria, Caroiba, Carsette, Casali Sumbaresi, Castagna, Castel Racizze, Castellier di Visinada, Castelnuovo, Castelvenere, Castelverde, Ceppi di Portole, Cerreto, Chersicla, Cherso, Cicceria, Cittanova, Collalto-Briz-Vergnacco, Colmo, comunità Ex alunni Padre Damiani, Corridicio, Costabona, Covedo, Daila, Dignano, Draguccio, Duecastelli, Fasana, Felicia, Fianona, Fiorini, Fontane, Foscolino, Gallesano, Gallignana, Gimino, Gradina, Grimalda, Grisignana, Isola d'Istria, Lanischie, Laurana, Levade, Lindaro, Lussingrande, Lussinpiccolo, Madonna del Carso, Marcenigla, Matterada, Medolino, Mlum, Mondellebotte, Momiano, Mompaderno, Moncalvo, Montona, Mormorano, Moschiena, Muggia, Neresine, Nesazio, Novacco di Montona, Novacco di Pisino, Occisla, Orsera, Ossero, Parenzo, Passo, Paugnano, Pedena, Petrovia, Piemonte, Pietrapelosa, Pinguente-Rozzo-Sovignacco, Pirano, Pisino, Pola, Portole, Portorose, Pregara, Promontore, Raccotole, Radini, Rovigno, Rozzo, Salise, Salvore, San Lorenzo d'Albona, San Lorenzo del Pasenatico, San Lorenzo di Daila, San Pietro dè Nembi, San Pietro di Madrasso, San Pietro in Selve, San Servolo, Sansego, Santa Domenica di Visinada, Sanvincenti, Sarezzo, Sbandati, Schitazza, Sicciole, Sissano, Socerga, Sovignacco, Stridone, Strugnano, Toppolo, Torre di Parenzo, Tribano, Truscolo, Umago, Valdarsa, Valle del Risano, Valle dell'Ospo, Valle d'Istria, Valmorasa, Verteneglio, Vetta, Villa Gardossi, Villa Padova, Villa Treviso, Villanova del Quieto, Villanova di Parenzo, Visignano, Visinada "Norma Cossetto", Zumasco.